“Negli ultimi tempi si sono lanciati tutti sul superbonus per usufruire della possibilità dell’efficientamento energetico, e di garantirsi un approvvigionamento, ma nessuno ha pensato alla sicurezza sismica. Un andamento che è stato constatato ad Ischia, dove gli abitanti hanno optato per le installazioni dei climatizzatori, ma le abitazioni sono crollate con scosse di magnitudo 3.8. Sono stati registrati milioni di euro di investimenti per ridurre le bollette, ma non per la sicurezza degli edifici. Così al primo sisma blando, è crollato tutto”.
L’accusa di abusivismo che si è scagliata da tutta Italia ha la sua parte di fondatezza. “Sono state realizzate costruzioni senza progettazioni, di notte, con materiali non qualificati e tutto in maniera approssimata. Si fa tutto all’impronta e oggi il quadro che ne è venuto fuori vede la quasi totalità degli edifici ischitani con problemi. Anche le parrocchie ne hanno. Si tratta di un autentico paradosso se pensiamo che nel nostro Paese l’investimento per l’eccellenza è la casa e il mattone, ma non si investe in sicurezza”.
La costruzione di un contenitore digitale per intervenire sulle aree devastate dal sisma del 2017 e poi su quelle colpite dagli eventi alluvionali di novembre 2022 del territorio di Ischia significa mettere in rete le informazioni, e costruire conoscenza. “Ho impiegato appena 12 giorni per produrre il gemello digitale di Ischia, che peraltro è stato presentato a Ursula Von Der Leyen come programma pilota da adottare per le emergenze in Europa. Sono stati utilizzati i dati Copernicus, per cui l’Europa spende 16 milioni di euro all’anno, e incrociati con i dati ricavati dall’esperienza e dalla conoscenza. La tecnologia mi ha permesso di realizzare il primo modello che può essere esportato per tutte le realtà e tutte le emergenze. Non capisco perché non è stato adottato in Emilia Romagna” continua.
L’evoluzione informatica consente di realizzare in brevissimo tempo di ottenere tutte le informazioni possibili. Il compito dei dirigenti e di chi guida i coordinamenti di intervento, è quello di gestire come inserire i dati e come condividerli. “Il nodo della questione è solo questo: manca l’interscambio delle informazioni” tuona il consigliere del Cnr. “L’Italia è un Paese pieno di contraddizioni. Basti pensare che negli ultimi 20 anni sono stati trasferiti 8 milioni di euro all’anno per l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione, ma non abbiamo ancora un fascicolo sanitario. Il Ministero per la Transizione Digitale dovrebbe farsi carico della necessità di trasferire ai rami centrali e periferici dello Stato le competenze tecnologiche e quelle informazioni utili a pianificare interventi importanti e risolutivi per la sicurezza del Paese e per un miglioramento della qualità della vita più in generale” conclude.